Cappuccetto Rosso è una delle fiabe europee più popolari al mondo.
Di questa fiaba esistono numerose varianti, tra le più famose vi sono quella di Charles Perrault (Le Petit Chaperon Rouge 1697) e quella dei fratelli Grimm (Rotkäppchen 1857).
Le Petit Chaperon Rouge, Charles Perrault, 1697
È la versione scritta più antica della fiaba, apparsa in una raccolta di Charles Perrault nel 1697. Questa fiaba è molto più breve rispetto alla successiva dei fratelli Grimm e sostituisce il lieto fine concludendo la narrazione con un insegnamento, invitando i bambini o i giovani in generale a diffidare dagli sconosciuti, sottolineando che non tutti i lupi devono necessariamente essere rumorosi, odiosi o violenti, al contrario, il “lupo” si può celare dietro un’apparenza mite, servizievole e gentile. Proprio questi lupi gentili sono i più pericolosi. La versione di Perrault fu tradotta in italiano da Collodi nel 1875 e inclusa nella sua raccolta di fiabe: “I racconti delle fate”.
La versione dei fratelli Grimm
Nel XIX secolo, due versioni tedesche della fiaba furono raccontate ai fratelli Grimm, che a loro volta trasformarono una delle due versioni nella storia principale, e la seconda in un seguito. Nella prima versione la ragazza e sua nonna venivano salvate da un cacciatore interessato alla pelle del lupo. Nella seconda storia, Cappuccetto Rosso e sua nonna, grazie all’esperienza acquisita con il primo lupo, riuscivano a catturarne e ucciderne un altro. I Grimm continuarono a rivedere la storia nelle edizioni successive, la più conosciuta è la revisione finale, del 1857, con il taglialegna che sostituisce il cacciatore.
La versione di Italo Calvino
“La finta nonna” è il titolo di una antica versione italiana della fiaba trascritta, fra gli altri, da Italo Calvino, nella raccolta Fiabe italiane. In questa versione la bambina va a trovare la nonna ma al suo posto nel letto trova un’orchessa. La bimba si accorge che non si tratta di sua nonna, e con l’astuzia riesce a far uscire dalla casa l’orchessa e a farla cadere nel fiume.
